Isola d’Elba

Territorio

La leggenda vuole che l’Arcipelago Toscano abbia avuto origine da 7 perle della collana di Venere, dea della bellezza e dell’amore, caduta nelle acque del Tirreno.

In questo mito si nasconde una parte di verità, perchè è indubbio che le isole dell’Arcipelago siano frammenti di paradiso.

D’altra parte, poche altre località turistiche al mondo possono vantare un’offerta altrettanto ricca e varia nello spazio di pochi chilometri: dai fondali marini (vero paradiso del sub), alle montagne circondate da boschi secolari, dalle spiagge e le calette incorniciate dalla macchia mediterranea ai piccoli borghi di collina immersi in una quiete senza tempo. Ogni visitatore può trovare la propria dimensione della vacanza, praticando il proprio sport preferito, concedendosi al rito dell’abbronzatura oppure andando alla scoperta di ciò che l’Arcipelago Toscano può offrire in termini di storia, cultura e gastronomia.

Distante appena 10 Km dal continente, con una superficie di 224 Kmq, l’Elba è la maggiore isola dell’Arcipelago Toscano e la terza, per grandezza, delle isole italiane. Da alcuni anni fa parte del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano assieme a Pianosa, Capraia, Montecristo, Giglio e Giannutri.

(L’isola di Pianosa è raggiungibile da Marina di Campo, tramite alcune imbarcazioni, ed è possibile visitare autonomamente il piccolo paese oramai abbandonato e la spiaggia di fronte ad esso, ma la visita della restante parte dell’isola, può essere fatta solamente tramite visite guidate a piedi, in carrozza, in mountain-bike e/o in kayak. Un tempo sede del carcere di massima sicurezza, oggi è un’area protetta ricca di flora e fauna e di un mare meraviglioso).

Oltre 70 spiagge sono incastonate tra gli anfratti e le rocce dell’isola. Le più belle e rinomate sono nella parte Ovest formate da sabbia bianca granitica (Fetovaia, Cavoli, Sant’Andrea, ecc); ma non da meno sono le altre che vantano una variazione di colori e minerali unica nel suo genere.

L’isola gode inoltre di condizioni climatiche con caratteristiche mediterranee, con una temperatura media annuale superiore ai 20° e le precipitazioni sono concentrate nel periodo autunnale e risultano essere abbastanza contenute.

Per la varietà delle sue coste, per l’amenità delle spiagge, per la maestosa bellezza del gruppo del Monte Capanne (è il monte più alto dell’isola con i suoi 1019 mt da cui è possibile vedere l’intero arcipelago toscano, e raggiungibile sia a piedi grazie ai vari percorsi trekking che lo circondano, sia in cabinovia che dal paese di Marciana Alta arriva direttamente in vetta) e per la natura incontaminata , è giustamente divenuta uno dei centri di attrazione turistica di fama mondiale.

Enogastronomia

La ricchezza di quest’isola non è data soltanto dalle sue spiagge, dalle coste, dalle tante bellezze naturalistiche e storico-culturali. All’isola d’Elba ci sono anche dei piatti tipici che dai vecchi nonni sono giunti a noi, per poi essere rivisitati e riproposti: ricette tradizionali e specialità gastronomiche che arricchiranno di gusto e tradizione il vostro viaggio.

  1. Stoccafisso alla riese. Una delle primissime specialità da assaggiare. L’ingrediente principale, ovviamente, è lo stoccafisso, preparato in casseruola con aglio, prezzemolo, patate, cipolla, pomodoro, peperoncino, olive nere, acciughe, capperi e pinoli.
  2. Sburrita. Altro piatto tipicamente riese. La sburrita è una zuppa di pesce aromatizzata con spezie e verdure: questo piatto si prepara con baccalà bagnato, nepitella (anche chiamata mentuccia selvatica), peperoncino e pane casereccio toscano.
  3. Gurguglione. Si tratta di uno dei più famosi piatti tipici dell’isola d’Elba. La ricetta è a base di verdure (cipolle, peperoni, melanzane, zucchine, pomodori) cotte in padella. Il gurguglione può essere servito sia come contorno sia come piatto unico. Di questa ricetta si possono trovare diverse varianti in base alla zona dell’isola dove ci si trova. Il nome, molto particolare, sembra sia di derivazione spagnola.
  4. Imbollite. Le imbollite sono una pietanza molto antica dell’isola d’Elba: si tratta di focaccine a base di fichi grasselli, molto comuni sull’isola.
  5. Sportella. Un dolce all’anice che si prepara durante il periodo della Pasqua (ma è possibile trovarlo anche durante altri periodi dell’anno).
  6. Pesce. L’Elba è comunque un’isola. È normale, quindi, che abbondino i piatti tipici a base di pesce. Come polpo lesso, zuppa di favolli, zerri marinati o fritti, totani e seppie preparati in vari modi, minestre di pesce. E l’immancabile cacciucco, preparato con diverse qualità di pesce (polpi, seppie, cicale, scorfani).
  7. Schiacciunta. Una torta cotta in forno a base di uova, farina, zucchero, strutto e scorza di limone grattugiata.
  8. Schiaccia briaca. Dolce tipico del periodo natalizio, la schiaccia briaca è preparata con uvetta, pinoli, noci, nocciole, mandorle e un bicchierino di vino aleatico.

Ad accompagnare queste antiche ricette, troviamo una grande vastità di vini di ottima qualità che da alcuni anni sono controllati dal marchio DOC, in particolare troviamo: Elba Bianco, Elba Rosso, Rosato, Ansonica, Moscato e Aleatico.

E per finire possiamo trovare altri prodotti tipici che caratterizzano questa splendida isola, come l’olio extravergine di oliva, il miele, le marmellate, la palamita sott’olio, le conserve, i dolci, le birre e i tanti liquori.

Storia

L’Elba è inoltre famosa in tutto il mondo per aver ospitato il grande Napoleone Bonaparte, mandato qui in esilio nel 1814. Ma la sua storia è ben più antica, infatti fu abitata già in epoca preistorica e conosciuta per le sue miniere di ferro agli albori dell’Era Storica, chiamata dai Liguri “Ilva”, dai greci “Aethalia”, dapprima ligure, poi greca, poi etrusca, restò per secoli romana. Nel Medio Evo la tennero i Pisani e quindi gli Appiani e i Medici. Di tempo in tempo interessò le potenze europee che vi lasciarono numerose tracce del loro dominio. In particolare possiamo ancora notare ad oggi il passaggio dei:

  • Romani, che apprezzarono molto l’isola per i suoi giacimenti di ferro, per i fanghi termali come ricordano i resti di due splendide ville patrizie e in particolare per il granito (modellato per la realizzazione di varie colonne poi utilizzate per il Pantheon a Roma, ma anche al Palatino e al Colosseo. E perfino delle testimonianze affermano che 18 grandi colonne di granito elbano si trovano nella cattedrale di Aquisgrana)
  • Napoleone, che vi ha soggiornato regnandovi per dieci mesi, dal 3 Maggio del 1814, al 26 febbraio del 1815. In particolare, i luoghi di maggior interesse che circondano la sua figura sono:
    • La Villa dei Mulini, sua residenza principale, perfetta per la sua posizione strategica con vista sul mare in modo da poter controllare eventuali arrivi di imbarcazioni. La villa deve il suo nome alla presenza di due mulini a vento che però erano già stati distrutti prima dell’arrivo dell’imperatore, il quale la fece completamente restaurare e arredare. Oggi è possibile rivivere la quotidianità dell’imperatore visitando la villa con pochi euro.
    • La Villa di San Martino, dove nell’omonima località, a circa 10 minuti dal centro di Portoferraio, Napoleone acquista la sua seconda villa, usata come residenza estiva. L’elegante Villa di San Martino è immersa nel verde e, oltre ad offrire una vista mozzafiato su Portoferraio, permette di ammirare diverse stampe napoleoniche e gli arredi dell’epoca. Entrare in questa villa vi regalerà la sensazione di essere all’interno di una fiaba principesca, provare per credere!
    • Il Teatro dei Vigilanti, bellissimo teatro, localizzato sempre a Portoferraio, stato fatto costruire per volere dell’imperatore ed è attivo ancora oggi con spettacoli di ogni tipo. Ogni estate, ad esempio, ospita alcuni concerti di “Elba Isola Musicale d’Europa”, un festival ricco di artisti internazionali di grande rilievo del mondo della musica classica e del jazz.
    • L’Isola Paolina. Anche la famosa sorella dell’imperatore ha soggiornato sull’isola durante il suo esilio e anche lei è rimasta affascinata da questi luoghi. In particolare amava una spiaggia a Marciana Marina, tanto che l’isolotto antistante questa spiaggia è stato ribattezzato in suo onore.
    • Il Santuario della Madonna del Monte, situato a Marciana, è il più antico dell’isola, dove Napoleone soggiornò per alcuni giorni nell’estate del suo esilio.Il Santuario della Madonna del Monte è sicuramente un luogo da visitare, non solo per gli appassionati della storia dell’imperatore francese, ma anche per i più sportivi. Infatti, per raggiungerlo si deve percorrere un sentiero nel bosco di circa un’ora. Sicuramente stancante, ma fidatevi, ne varrà la pena per ammirare i paesaggi e l’incantevole panorama.
  • Etruschi, in particolar modo si possono trovare in alcune zone dell’isola, tracce di cumuli di scorie dei “forni fusori” etruschi, con la loro particolare forma circolare conica. Con essi, l’estrazione e la lavorazione del ferro divenne una vera e propria industria organizzata: avevano esteso il loro dominio all’Elba proprio per i suoi massicci giacimenti di minerale. Successivamente, a causa dell’esaurimento dei boschi, e quindi del combustibile per la riduzione del ferro, la lavorazione si spostò sul litorale toscano. Fin da allora si sono susseguite varie epoche che hanno portato l’Elba ad essere una delle principali sedi di estrazione di ferro di tutta l’Italia. Ma la svolta in senso capitalistico-industriale comincia nel 1897 quando in Italia nasce l’idea dello sviluppo di una moderna siderurgia. La grande industria siderurgica si organizza impiegando il minerale di ferro dell’Elba: magnetite, ematite, limonite, siderite e pirite, come sorgente prima e principale dell’acciaio. E così nascono sull’isola le due principali zone di estrazione: una situata nei pressi di Rio Marina e l’altra ne pressi del Monte Calamita.
    Nel 1924, alla S.p.A. Elba succede la Società Concessionaria delle Miniere dell’Elba, assorbita nel 1931, dall’Ilva. Nel 1939, l’appalto passa alla “Ferromin”, che si avvale di proroghe fino al 1970. Successivamente la concessione passa per dieci anni nelle mani dell’Italsider. Dal 1950 con l’avvento del boom economico e del turismo, della concorrenza, di scioperi e accordi falliti, inizia la chiusura delle miniere dell’Elba che si conclude definitivamente nel 1981 con l’abbandono dell’ultima miniera: la Galleria del Ginevro. Nel 1980 chiudono i cantieri e cessa la produzione. Dal 1980 la concessione continua ad essere nelle mani della Società Nuova Italsider, oggi Ilva, che fino al ha 1992 regolato, nel cantiere di santa Filomena, a Rio, l’escavazione di serpentino e silicato di magnesio. Oggi il Parco Minerario Isola d’Elba e il Parco Minerario Calamita garantiscono, attraverso musei, escursioni guidate e laboratori didattici, la valorizzazione e conservazione dei siti minerari e della memoria storica e culturale dell’Elba, che solo fino a trent’anni fa era l’isola del ferro e del fuoco.
  • E per finire, uno degli ultimi e importanti monumenti che l’isola può offrire è il Castello del Volterraio che è anche la più antica fortificazione di tutta l’Isola d’Elba. L’origine del nome è incerta. Alcuni studiosi lo fanno risalire a ‘Volterra’ o ‘volterrano’, attribuendo quindi la fondazione agli Etruschi. Altri partono dalla stessa radice, legandola però a quello che viene considerato il vero fondatore del forte, l’architetto Vanni Gherardo Rau, incaricato dai Pisani di curare la ricostruzione del castello e che era originario appunto di Volterra. Infine un’altra ipotesi fa risalire il nome al latino Vultur (avvoltoio), che un tempo avrebbero nidificato quassù. Il Castello del Volterraio è situato su un’aspra altura di 394 metri, visibile da quasi ogni punto dell’isola e anche dal traghetto in arrivo a Portoferraio. Il luogo fu scelto dagli Etruschi per edificare la prima postazione di avvistamento. Salendo sul monte, sulla sommità del quale è costruito, si comprende perché venne scelta proprio questa posizione strategica: su tre lati il castello si affaccia su pareti e dirupi scoscesi e da lassù è possibile la sorveglianza e la difesa di quasi tutto il territorio elbano. Nel 1281 la struttura fu poi ampliata dai Pisani che continuarono a utilizzarla con finalità difensive. Intorno al 1440 e nel contesto di rafforzamento delle difese elbane voluto da Jacopo III Appiani, Signore di Piombino, fu ampliata e rafforzata e fu utilizzata ancora come fortezza di avvistamento con funzioni di guardia ad ampio raggio e difesa di tutto il territorio elbano. Il Castello del Volterraio è una delle poche fortezze elbane mai espugnate dai pirati turchi che nelle loro scorribande razziarono più volte l’Elba: fu utilizzata anche come rifugio da parte di molti elbani che negli assedi del 1544 e del 1554 vi trovarono asilo.